A differenza del termine minimo di conservazione, la data di scadenza si riferisce a cibi facilmente deperibili ed è comunicata con la dicitura “da consumare entro …”, da intendersi in senso letterale: oltrepassata la data di scadenza, il cibo non può più essere venduto e deve essere smaltito. Pertanto, il termine minimo di conservazione e la data di scadenza non devono essere confuse. A differenza del TMS, la data di scadenza specifica esattamente fino a quando il cibo può essere consumato. Alimenti facilmente deperibili come la carne macinata o la carne fresca di pollame possono essere attaccati da germi o altri microrganismi e quindi diventare dannosi per la salute senza che ciò venga percepito dai nostri sensi. Su questi alimenti deve essere indicata una data di scadenza. Inoltre, le modalità di conservazione dichiarate devono essere assolutamente rispettate e la catena del freddo deve essere mantenuta durante il trasporto dal negozio a casa. I prodotti dopo la data di scadenza non dovrebbero più essere consumati! Le richieste ai centri per i consumatori evidenziano che spesso c’è incertezza rispetto al significato del termine minimo di conservazione: alcuni consumatori confondono il TMC con la data di scadenza e quindi gli attribuiscono lo stesso significato. Secondo i centri per i consumatori, tutti gli elementi in etichetta, e quindi anche il termine minimo di conservazione, dovrebbero essere di facile comprensione per i consumatori ma spesso il TMC è difficile da individuare, tra etichette sovrapposte o scritte poco leggibili. Ad esempio, il centro per i consumatori lamenta il fatto che alcuni utenti notino la data di scadenza ravvicinata di un alimento solo dopo l’acquisto, venendo così “ingannati” rispetto alla qualità del cibo intesa come durabilità del prodotto.